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          Radio nell'esercito

Nell’estate del 1901 Marconi, mentre dirigeva in Cornovaglia i lavori della stazione di Poldhu, seguiva sui giornali l’andamento della guerra anglo-boera.

Ogni mattina alle ore 9 egli scendeva per la colazione nella luminosa sala da pranzo dell’albergo, che sorgeva di fronte all’Oceano Atlantico e leggeva attentamente il Times, la cui prima pagina aveva in grandi lettere il titolo “The South African War”.

Un mattino di luglio l’autore chiese a Marconi notizie dell’impiego fatto delle prime sei stazioni campali acquistate dal War Office e spedite nel Transvaal.

 

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“Il problema relativo alle applicazioni militari terresti della radio non è stato ancora studiato bene – rispose Marconi – il War office e in generale i Ministeri della Guerra delle varie nazioni sono stati per molto tempo scettici  nei riguardi della radio: solo recentemente il War Office ci ha chiesto sei piccole stazioni da mandare in Sud Africa e gli abbiamo dato sei stazioni a rocchetto del tipo navale che avevamo pronte, ma temo che il Genio Militare britannico non abbia ancora sufficiente esperienza nel loro impiego”.

Infatti le sei stazioni Marconi spedite dal War Office in Sud Africa provocarono sul posto varie obiezioni da parte del Genio Militare che preferì cederle al Comando della Squadra Navale, il quale le applicò su alcune corazzate dislocate in quei mari.

Molto fu criticato a Londra questo abbandono della radio da parte dell’esercito inglese, poiché le stazioni Marconi sarebbero riuscite preziose durante gli assedi di Ladysmith, Kimberley e Mafaking.

Dopo questo fallito tentativo di impiego della radio nelle operazioni militari terrestri ebbe luogo la guerra russo-giapponese, durante la quale furono impiegate alcune stazioni radiotelegrafiche, ma con risultati incerti da parte russa e con risultati tenuti segreti da parte giapponese.

La Germania utilizzò alcune stazioni campali nella guerra degli Herero. Da tale applicazione essa trasse pratici insegnamenti per dare un primo sviluppo all’industria radio militare, con due tipi di stazioni: l’uno più perfezionato (e tenuto segreto) per l’esercito tedesco, l’altro di tipo comune, per l’esportazione.

Nel frattempo anche in Italia si fece nel 1903 un primo esperimento nel Genio Militare a Firenze sotto la direzione del Tenente Colonnello Marantonio, e dell’Ingegnere Rickard della compagnia Marconi.

Ma i risultati ottenuti a limitata distanza furono instabili e le esperienze furono sospese.

Successivamente S.E. il Generale Saletta, Capo di Stato Maggiore dell’esercito italiano, assistette in Germania alle grandi manovre dell’esercito imperiale tedesco e vi vide qualche applicazione della radio: essendosi egli interessato di quelle applicazioni, ricevette dal suo collega Capo di S.M. dell’esercito tedesco la seguente proposta:

“L’esercito tedesco sarebbe disposto ad invitare la Società Telefunken a fornire all’esercito italiano degli apparecchi radio dietro pagamento del loro prezzo commerciale e sotto la condizione che l’esercito italiano ceda all’esercito tedesco il teleobiettivo speciale per ricognizioni telefotografiche, studiato particolarmente dalla Sezione Fotografica della Brigata Specialisti, che ha assunto a riguardo un indubbio primato”.

Il Generale Saletta chiesa su ciò il parere tecnico del Maggiore Moris, che dirigeva le esperienze fotoelettriche a monte Mario a Roma, ma il Maggiore Moris rispose che non gli sembrava conveniente il proposto scambio perché la Telefunken sarebbe stata ben lieta come società industriale di vendere degli apparecchi radio in Italia dietro pagamento di quanto avrebbe fornito e senza la condizione del proposto scambio col prezioso e riservato teleobiettivo. Il Maggiore Moris aggiunse che prima di rivolgerci alla Telefunken sarebbe stato conveniente interpellare Marconi o il suo collaboratore, Solari, ritornato allora dal Canada.

Il Generale Saletta approvò il parere del Maggiore Moris ed invitò Solari a collaborare con la Brigata Specialisti di Roma per il primo pratico impiego della radio nell’esercito italiano.

Dal diario di Solari del 1904-1905 rileviamo a tale riguardo:

“Eravamo nella primavera del 1904: in breve tempo furono costruite a Roma presso la caserma Cavour due stazioni campali del sistema Marconi in base alle indicazioni tecniche da me fornite e con alcuni apparecchi donati dalla Compagnia Marconi. Tale stazioni erano della potenza di circa mezzo kw e del tipo a scintilla e spinterometro fisso, sintonizzate su di una lunghezza d’onda di circa 300 metri. Fu deciso di collaudarle fra Roma e Tivoli. Nel giorno fissato per la prima prova intervennero S. E. il Capo di Stato Maggiore, Generale Saletta, ed alcuni Ufficiali superiori del Ministero della Guerra insieme al Maggiore Moris. Mi fu allora consegnato un telegramma chiuso in una busta sigillata da aprirsi ad una data ora per la trasmissione. All’ora stabilita per l’inizio dell’esperimento vennero lanciati alcuni piccioni viaggiatori destinati a portare a Tivoli lo stesso messaggio. In realtà un ufficiali subalterno presente sperava che il messaggio portato dai piccioni avesse servito a decifrare quello trasmesso per radio, di cui egli temeva l’irregolare ricezione. Egli sperava così di evitarmi una brutta figura davanti al Generale Saletta.  Ma non appena terminata la trasmissione del messaggio radio, si ottenne subito la risposta di Tivoli, che ripetè lo stesso messaggio in segno di perfetta ricezione.Io allora di mia iniziativa chiesi a Tivoli: “E i piccioni?” Tivoli rispose: “Non sono ancora arrivati”. Il Generale Saletta volle la spiegazione di tale mia conversazione radiotelegrafica. Egli ebbe un burbero sorriso nello scoprire il tentato inutile trucco e poi soggiunse: “Credo che si potrà dare la libertà a tutti i piccioni”.

Dopo questa prova preliminare fui invitato a partecipare alle grandi manovre dell’esercito che dovevano svolgersi in quell’estate tra Roma e Caserta.

Uno dei partiti era munito di radio e l’altro no. Io seguii il partito della radio insieme al Tenente Pacinotti, nipote dell’inventore della dinamo. In varie occasioni il partito della radio ebbe vantaggi rilevanti su quello senza radio per l’immediato servizio di informazioni e per i collegamenti stabiliti fra i comandati di Divisione.

I risultati ottenuti fra Roma e Caserta riuscirono quasi sempre regolari. Alla fine delle grandi manovre nelle quali la radio fu impiegata efficacemente per la prima volta, S.E. Generale Saletta mi diresse la seguente lusinghiera lettera che qui riproduco per stabilire efficacemente la data in cui la radio è stata per la prima volta impiegata utilmente nell’esercito italiano:

 

“Egregio signor marchese,                                                                                 Roma 14 settembre 1905

Gli esperimenti di radiotelegrafia compiuti nelle grandi manovre svoltesi nella Campania hanno dato buoni risultati, se non in tutto in grandissima parte, per cui è lecito ritenere che con ulteriori studi e con una più lunga pratica il problema, militarmente importantissimo, potrà essere convenientemente risolto.

Certamente le buona riuscita degli esperimenti è dovuta in molta parte all’intelligente e competente concorso così volonterosamente prestato dalla S. V. : mi è quindi sommamente grato di porgerLe i miei ringraziamenti per l’opera prestata nella fiducia che Ella vorrà continuare ad interessarsi degli esperimenti di cui trattasi ed essere largo alla Brigata Specialisti dei suoi consigli tanto autorevoli e  competenti.

Voglia, signor marchese, gradire i sensi della mia stima e considerazione.

Il Tenente Generale Capo di Stato Maggiore dell’Esercito

E. SALETTA”

In accordo con questa lettera io continuai nel successivo inverno a collaborare con la Brigata Specialisti per l’ulteriore perfezionamento dei servizi radio a scopo militare”.

Furono allora costruite nuove stazioni radiotelegrafiche mobili che presero parte nel 1906 alle grandi manovre presso Domodossola. Fu allora provato per la prima volta come fossero possibili regolari collegamenti radiotelegrafici attraverso alte montagne per mezzo di modeste stazioni campali. E da quel tempo la radio ha continuato ad essere applicata nell’Esercito italiano sotto la direzione di competentissimi ufficiali che hanno anche ideato speciali dispositivi atti a rendere sempre più maneggevole, stabile e sicuro l’impiego di questo importante nuovo mezzo di comunicazione. Analoghe applicazioni hanno avuto luogo in seguito presso i vari eserciti europei, americani, asiatici. Tali applicazioni si sono basate sui successivi perfezionamenti conseguiti dai vari radiotecnici nell’intento di risolvere il problema fondamentale della radio militare: ottenere molti collegamenti senza disturbi neppure da parte del nemico e senza che il nemico possa utilizzarli.

Nonostante i grandi servizi già resi dalla radio nel campo militare, la Francia, l’Inghilterra e l’Italia disponevano nel 1914 di un limitatissimo numero di stazioni da campo.

Ma l’Inghilterra possedeva le grandi officine della Compagnia Marconi; la Francia quelle della Société Radioèlectrique e di altre società radiotecniche; perciò tali nazioni poterono rapidamente munirsi di un ingente numero di stazioni militari di vario tipo.

L’Italia disponeva delle Officine Marconi di Genova e della convenzione stabilita con Marconi e con la Compagnia Marconi che accordava alle forze armate italiane il libero uso dei brevetti Marconi negli arsenali dello Stato. Di tale convenzione fu fatto subito larghissimo uso anche a beneficio di officine che sorsero a Milano in concorrenza con quelle create da Marconi a Genova.

Ebbe allora sviluppo in Europa la più grande applicazione della radio in tempo di guerra.

Tale applicazione fu dedicata ai seguenti servizi:

  1. Servizi intercontinentali;
  2. Servizi continentali fra le stazioni fisse delle Nazioni alleate;
  3. Servizi a media distanza tra stazioni semifisse e mobili a scopo strategico, per il collegamento nei vari eserciti, delle Armate, dei Corpi d’Armata e per servizi logistici, antiaerei ecc.
  4. Servizi a corta distanza tra stazioni mobili leggerissime, a scopi tattici per il collegamento delle Divisioni e per i servizi in prima linea.

Ai servizi continentali fra le Nazioni alleate dell’Europa occidentale e quelle dell’Europa orientale (Russia e Romania) furono in un primo tempo adibite le stazioni ad onde lunghe di Coltano (Italia), di Carnarvon (Inghilterra) e Zarskoie-Zelo (Pietrogrado). Ai servizi fra Armate e Corpi d’Armata furono adibite stazioni semifisse ad onde medie con aereo aperto.

Ai servizi delle Divisioni e di prima linea furono adibite stazioni mobili con aereo a telaio e stazioni e stazioni leggerissime del così detto tipo “da trincea”.

Altre stazioni furono adibite al servizio di informazione per la sorveglianza dei movimenti del nemico, per la regolazione del tiro, con la collaborazione dei servizi radio dei velivoli.

Il servizio svolto fra le stazioni dei velivoli e quelle campali terrestri si dimostrò di un’utilità inattesa. Un’interessante pubblicazione inglese sull’uso fatto della radio nella grande guerra così si espresse:

“Uno dei più importanti impieghi della radio nella guerra mondiale fu forse quello fra velivoli e stazioni terrestri con una combinazione di servizi che non fu mai pensata prima della grande guerra. Tali servizi resero possibile ai belligeranti di soddisfare il febbrile desiderio di Napoleone: vedere che cosa stia accadendo dall’altra parte di una montagna.”

Al principio della guerra mondiale i velivoli muniti di radio erano rari ed il loro servizio era così organizzato: un osservatore andava sul velivolo e, dopo aver rilevato la posizione dell’artiglieria nemica, la riproduceva in un disegno e, ritornato col velivolo al di sopra del proprio Comando, lasciava cadere il disegno.

Ma nell’ultimo periodo della guerra il servizio di regolazione del tiro venne svolto con la radio sul fronte franco-inglese in modo più efficace.

L’osservatore seguiva continuamente da bordo di un velivolo l’effetto delle proprie artiglierie e radiotelegrafava al proprio Comando: per esempio “due corto, tre lungo” oppure “due a sinistra, tre a destra” etc. . Egli poi marcava su di una carta a quadretti numerati l’effetto delle granate nei vari quadretti e ne trasmetteva i numeri con segni convenzionali per spiegare il risultato ottenuto.

Sino al 1916 le stazioni campali furono quasi tutte del tipo a scintilla ad onde medie.

Nel 1917-1918 fu iniziato negli eserciti alleati l’uso di trasmettitori a valvola assai leggeri e compatti, che aumentarono la facilità di trasporto delle stazioni e la rapidità de servizio.

L’impiego di apparecchi a valvola con frequenze stabilizzate con antenne a telaio di piccola dimensioni agevolò successivamente l’organizzazione dei servizi così detti a maglia. In tali servizi un gruppo di stazioni funzionanti on la stessa lunghezza d’onda formavano una maglia: su di una stessa maglia una sola stazione per volta poteva trasmettere. L’insieme delle maglie di una grande unità formava una rete, i cui nodi erano costituiti dalle località, ove convergevano i vertici di più maglie. I nodi si trovavano presso i Comandi di grandi unità; in ogni nodo funzionavano più stazioni contemporaneamente con lunghezze d’onda molto diverse.

I servizi radio in guerra sono stati sinora svolti generalmente per radiotelegrafia per ragioni di segretezza e di chiarezza (data anche la difficoltà ad udire bene la voce fra il frastuono delle artiglierie).

Ai grandi vantaggi assicurati dalla radio in guerra, si sono contrapposti anche degli svantaggi, e cioè:

  1. L’intercettazione dei messaggi (facilmente decifrabili);
  2. Il rilievo della posizione delle stazioni trasmittenti e dei loro movimenti da parte del nemico per mezzo della radiogoniometria.

In merito alla intercettazione dei messaggi si deve ricordare il seguente episodio.

Quando l’esercito russo invase la Prussia orientale nel 1914 l’esercito tedesco era sulla difensiva ed era alquanto inferiore alla somma delle due armate russe che aveva di fronte: l’una comandata da Samsonoff e l’altra da Kennenkampf.

Il Comandante tedesco, Hindenburg, era in serie difficoltà quando due radiomessaggi intercettati, l’una che rivelava il proposito di Kennenkampf di dirigersi lentamente verso Koenigsberg e l’altro di Samsonoff che rivelava il suo piano, indussero Hindenburg ad attaccare con grande decisione e rapidità l’armata di Samsonoff prima che questa potesse essere aiutata da quella di Kennenkampf.

L’esercito tedesco riportò allora la grande vittoria di Tannenberg che ebbe un effetto enorme sul successivo sviluppo e sulla durata della guerra.

Il servizio di intercettazione dei macrogrammi assunse subito una grande importanza presso tutti gli eserciti belligeranti.

Numerosi crittografi furono destinati alla decifrazione dei messaggi intercettati. Il frequente cambiamento del sistema di cifra non riuscì ad impedirne la rapida interpretazione. Tanto esperti erano i crittografi che ogni nuovo sistema veniva scoperto non appena applicato.

Per rendere difficilmente intercettabili i messaggi si ricorse alla trasmissione automatica ad alta velocità, ma furono allora destinati speciali uffici di ricezione con sistema a dico grammofonico, che riuscirono a decifrare messaggi trasmessi a qualsiasi velocità, facendo rigirare lentamente i dischi sui quali erano stati registrati i messaggi intercettati.

A tale riguardo fu stabilita alla Marconi House a Londra una vasta e perfetta organizzazione nell’interesse delle Nazioni alleate dell’Inghilterra.

Ma i tedeschi riuscirono ad inviare ai propri connazionali in America messaggi circolari importantissimi che, sebbene intercettati dagli americani e dagli inglesi, non furono decifrati. A tale riguardo un messaggio di interesse storico fu quello trasmesso dalla stazione tedesca di Nauen (Berlino) nella mattina del 29 aprile 1915. Esso diceva: “Da Berlino Ministero Esteri all’Ambasciata tedesca – Washington – “Welt”: 19 - 15 – avvertite 175 29 1 Stop 175 1 2 Stop 622 – 2 - 4 Stop 19 7 18.”

Questo messaggio risultò indecifrabile, ma un giovane giornalista americano che era addetto all’interpretazione dei messaggi di Nauen, non volle abbandonarlo: quando dopo cinque giorni giunse la notizia dell’affondamento del Lusitania partito da New York il 30 aprile e silurato presso l’Irlanda da un sottomarino tedesco, il suddetto giornalista mise in relazione quel doloroso avvenimento con l’affannosa ricerca fatta il 29 aprile dal Principe Holtsfelt dell’Ambasciata tedesca di Washington, del Welt Almanak.  E così (purtroppo tardi) fu scoperta la chiave. Il Welt Almanak, esaminato in base al primo gruppo di lettere della linea e della pagina indicate con io numeri sopra riportati diceva: “Avvertite passeggeri tedeschi non viaggiare con Lusitania”.

L’intercettazione dei radiomessaggi diede luogo ad una vera e propria guerra radiotelegrafica con tutte le relative astuzie. I bollettini di guerra trasmessi per radio da ambo le parti erano attesi con grande ansia presso i Comandi di tutti i belligeranti. Ma furono scoperti molti bollettini falsi e con firme false. Così pure per rendere dubbi i rilievi radiogoniometrici da parte del nemico vennero impiegate stazioni trasmittenti speciali poste in false posizioni. Ma alcuni radiotelegrafisti conoscevano così bene le note musicali delle stazioni nemiche da non lasciarsi ingannare.

Concludiamo questi succinti ricordi sull’impiego della radio nella grande guerra (1914-1918) riportando lo storico messaggio che, come un raggio di luce, schiarì le tenebre intorno al globo il mattino dell’11 novembre 1918. Tale messaggio diceva:

“A tutti i comandanti in capo – Ostilità cesseranno alle ore undici – Maresciallo Foch”.

Con questo messaggio, la radio riprese la sua principale missione: quella di favorire la pace e la fratellanza tra i popoli civili.

 

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